LE DONNE E I BAMBINI DELLA CAVA DI PISSY
Fino al 31 ottobre 2021 a palazzo Montecuccoli a Marano sul Panaro è allestita una mostra fotografica ad alto contenuto emotivo intitolata
“Le Donne e i bambini della cava di Pissy”
L’esposizione, a cura del fotografo Francesco Noferini racconta, attraverso gli scatti realizzati nel 2016 durante il suo viaggio con l’Associazione Assomis Onlus, la vita di donne e bambini che lavorano in una cava di granito del Burkina Faso.
I Volti
Esseri umani sfruttati in un lavoro massacrante ma che attraverso i loro sguardi e i loro sorrisi, fanno trapelare la loro grande umanità e serenità.
Sorrisi che ogni lavoratrice espone all’obiettivo, come se tutto quello che hanno intorno non sia veramente un luogo di sofferenza.
È questo netto contrasto, sia nelle immagini che nelle emozioni trasmesse, a rendere questa mostra fotografica, un grande reportage fotografico.
Le donne risalgono sentieri polverosi fra crateri e sassi, caricando pesanti macigni di granito sulla testa e portando con sé i propri bambini. Tutto questo senza mai smettere di sorridere, senza mai perdere la loro dignità.
Il buco del diavolo
Accanto alle loro mamme, addette alla frantumazione dei grandi massi, vivono tantissimi bambini, alcuni di pochi mesi, avvolti da teli che li sostengono alla schiena delle madri le quali lavorano tra il fumo tossico sprigionato dai copertoni di camion bruciati ed il calore intenso provocato per indurre il distaccamento dei massi dalle pareti rocciose. In questa tragica realtà i bambini di cinque, sei anni o poco più, aiutano le madri o i padri nella fase di setaccio delle pietre.
Il bianco e nero
Il filtro del bianco nero si rivela di straordinaria efficacia per fissare immagini di persone che proprio per il colore della pelle sono state considerate altre e diverse. Il bianco nero di fatto è una dichiarazione di intesa, permette il dialogo, riduce le distanze materiali e colloca le immagini in una attualità fuori del tempo cioè le immagini appaiono sempre contemporanee
Francesco Noferini
“Mi piacerebbe che potesse diventare un messaggio per tutti coloro che vedono gli africani come ‘invasori’. Vorrei che tante persone capissero le difficoltà di questi popoli, poter dare un aiuto concreto per far si che queste popolazioni possano vivere meglio nei loro territori. Con le mie foto riesco ad esprimere le mie sensazioni e in questo caso, ritengo che con la fotografia a si possa far vedere cosa e quale sono le differenze dei popoli, portare a conoscenza la sofferenza e la bellezza, la gioia e il dolore che tutti conosciamo ma a volte ci giriamo dall’altra parte…con questa mostra ho voluto farvi vedere i disagi e le difficoltà di queste donne con i loro bambini che ‘vivono’ all’interno di questa cava”.